Tommaso Minerva

Openness in Education

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[14] Scelte digitali consapevoli

Un viaggio tra applicazioni open-source, gestione delle risorse e cultura della sicurezza: strumenti, esempi e riflessioni per chi lavora o studia in ambienti digitali. Elena e Tommaso guidano una discussione pratica su come costruire ecosistemi digitali flessibili e sicuri.


Chapter 1

Bilanciare le risorse digitali

Unknown Speaker

Ciao a tutti e bentornati a Openness in Education! Io sono Elena Ferri, e con me c’è come sempre Tommaso Minerva. E siamo arrivati all'ultima tappa di questo nostro viaggio.

Unknown Speaker

E' il momento di tirare le somme, Tommaso, pronto per questo ultimo viaggio tra scelte digitali?

Tommaso Minerva

Prontissimo, Elena! Oggi parliamo di una cosa che sembra banale ma non lo è affatto: come bilanciare le risorse digitali, sia hardware che software, in base alle esigenze. E guarda, mi viene sempre in mente quella metafora del treno, della macchina e della bicicletta... cioè, scegliere l’architettura giusta senza imposizioni dall’alto.

Unknown Speaker

Sì, e secondo me è una metafora perfetta. Non c’è una soluzione unica: a volte serve la potenza di un treno, altre basta una bicicletta. E la prima volta che mi sono trovata a dover gestire lo spazio condiviso in un progetto di ricerca con studenti internazionali... beh, ti confesso che ho fatto un po’ di confusione. Avevamo una quota disco limitata, e ognuno caricava file enormi senza pensarci troppo. Alla fine abbiamo dovuto riorganizzare tutto, assegnando 100 giga a testa e spiegando come gestire i dati. È stato un bel momento di crescita, anche se all’inizio sembrava solo una seccatura.

Tommaso Minerva

Eh, capita spesso. E guarda, anche con applicazioni come Nextcloud, soprattutto se usi la parte di videoconferenza, le risorse vanno calibrate bene. Non puoi pensare di offrire tutto a tutti senza limiti, altrimenti il sistema va in crisi.

Tommaso Minerva

Bisogna studiare la struttura, capire quanti utenti ci sono, che tipo di attività fanno... e poi decidere: 100 giga a testa? 10? Dipende. Ma la cosa importante è che oggi possiamo scegliere. Non siamo più obbligati a seguire una strada unica.

Unknown Speaker

Esatto, e questa libertà di scelta è fondamentale. Non si tratta di dire che una soluzione è migliore dell’altra, ma di capire cosa serve davvero in quel contesto. E anche per i singoli utenti, ormai ci sono alternative: puoi registrarti su un Nextcloud pubblico, ma se lavori in un’organizzazione, la scelta va fatta con attenzione, pensando a tutti, non solo a te stesso.

Tommaso Minerva

Sì, e qui entra in gioco la responsabilità di chi prende le decisioni: il dirigente scolastico, il responsabile IT, chiunque gestisca dati di altri. Non è solo una questione tecnica, ma anche etica. E, come abbiamo già detto in qualche episodio fa, la consapevolezza è la chiave. Bisogna sapere che si può scegliere, e che ogni scelta ha delle conseguenze.

Chapter 2

Applicazioni open-source tra scuola e lavoro

Unknown Speaker

A proposito di scelte, Tommaso, tu hai qualche esempio concreto di applicazioni open-source usate fuori dall’ambito educativo?

Tommaso Minerva

Certo! Guarda, la radio pubblica tedesca, per esempio, usa Nextcloud per gestire i propri dati e la collaborazione interna. E non è l’unica: anche molte aziende produttive, grandi e piccole, stanno adottando soluzioni open-source. Ma tornando all’educazione, Moodle è ormai uno standard per la didattica digitale, e Nextcloud sta diventando sempre più diffuso anche nelle scuole.

Unknown Speaker

Sì, e spesso queste scelte non sono solo una questione di costi, ma anche di controllo sui dati e flessibilità. Però, diciamolo, non è tutto rose e fiori: serve organizzazione, competenze e spesso il supporto di esperti. Penso a Davide e Marcellane, che ci hanno aiutato a configurare il nostro Nextcloud: senza di loro, probabilmente saremmo ancora fermi alla schermata di installazione!

Tommaso Minerva

Ah, assolutamente! E guarda, ti racconto il caso di una scuola che ha scelto Nextcloud per gestire i dati sensibili degli studenti. All’inizio c’era un po’ di scetticismo, perché tutti erano abituati alle “applicazioni blu”, quelle più diffuse e facili da usare. Ma il punto debole di quelle soluzioni è proprio la gestione dei dati: non sempre sai dove finiscono, chi li vede, come vengono trattati. Con Nextcloud, invece, la scuola ha potuto tenere tutto in casa, con server propri e regole chiare. Certo, hanno dovuto investire in formazione e in qualche tecnico, ma alla fine hanno guadagnato autonomia e sicurezza.

Unknown Speaker

E questa autonomia, secondo me, è un valore enorme. Però bisogna essere onesti: le alternative open-source richiedono più impegno, sia nella configurazione che nella gestione quotidiana. Non basta installare e dimenticarsi, serve una comunità, serve qualcuno che se ne occupi. Ma, come dicevi tu, l’alternativa esiste, e oggi è davvero possibile costruire un ecosistema digitale su misura, anche a scuola o in azienda.

Tommaso Minerva

Sì, e la cosa bella è che non dobbiamo più subire le scelte degli altri. Possiamo decidere noi se andare in treno, in macchina o in bicicletta, per tornare alla metafora di prima. L’importante è essere consapevoli delle opzioni e delle responsabilità che comportano.

Chapter 3

Sicurezza, privacy e cultura digitale

Unknown Speaker

E qui arriviamo al tema caldo: sicurezza, privacy e cultura digitale. Tommaso, tu lo dici sempre: la sicurezza non dipende solo dalla tecnologia, ma soprattutto dalle competenze delle persone.

Tommaso Minerva

Sì, guarda, lo ripeto spesso perché è vero. L’anello debole non è quasi mai il software, ma chi lo usa. Negli anni abbiamo perso tante competenze: una volta nelle scuole e nelle università c’erano tecnici che sapevano gestire i server, oggi spesso ci affidiamo a servizi esterni e perdiamo il controllo. E così diventiamo più vulnerabili, non perché la tecnologia sia peggiore, ma perché non sappiamo più come funziona davvero.

Unknown Speaker

E poi c’è il rischio del lock-in: ti abitui a un servizio gratuito, magari di un grande provider, e quando tutti lo usano... zac, diventa a pagamento o cambia le regole. E lì ti accorgi che uscire non è così semplice. Ne abbiamo parlato anche nella prima puntata, quando discutevamo di piattaforme blu e rosse: la scelta consapevole è l’unico antidoto.

Tommaso Minerva

Esatto. E qui entra in gioco la formazione: investire in cultura della sicurezza, non solo in tecnologia. Dobbiamo tornare a formarci, a capire come funzionano le cose, a non delegare tutto. Solo così possiamo davvero controllare i nostri dati e fare scelte libere, non obbligate.

Unknown Speaker

A proposito di scelte, ti ricordi il sondaggio sulla “pillola rossa”? La maggior parte ha scelto la pillola rossa, cioè la strada della consapevolezza e dell’autonomia, anche se magari è più impegnativa. Ma, come dicevi tu, non si tratta di vincere o perdere: si tratta di capire che esistono alternative, e che ognuno può scegliere in base ai propri obiettivi e valori.

Tommaso Minerva

Sì, e aggiungo solo una cosa: non dobbiamo per forza tutelare la privacy a tutti i costi, ma dobbiamo sapere che il tema esiste. Poi ognuno decide per sé, ma quando gestiamo dati di altri, la riflessione è obbligata. Ecco perché è importante parlarne, confrontarsi e continuare a formarsi.

Unknown Speaker

E siamo alla fine, siamo ai saluto. Grazie Tommaso per tutte le chiaccherate che abbiamo fatto in questi 14 episodi di 'Openess in Education'

Unknown Speaker

Abbiamo fatto un bel viaggio tra scelte, strumenti e cultura digitale. Grazie a chi ci ha seguito, e grazie di nuovo a te Tommaso per le tue riflessioni sempre puntuali.

Tommaso Minerva

Grazie a te Elena, e grazie a tutti gli ascoltatori. Ci risentiremo presto con altri progetti, perché di scelte digitali consapevoli c’è ancora tanto da dire.

Unknown Speaker

Ciao a tutti, buona serata e continuate a sperimentare, con consapevolezza!