Tommaso Minerva

Openness in Education

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[13] NextCloud per l’Educazione Digitale

Scopriamo come NextCloud stia trasformando la gestione dei dati nelle istituzioni educative, dalle sue opzioni di installazione alla sicurezza e interoperabilità. Esempi pratici e riflessioni sul ruolo dell’open source nell’autonomia digitale.


Chapter 1

Installare e Scegliere NextCloud

Unknown Speaker

Ciao a tutti e bentornati a Openness in Education! Oggi parliamo di NextCloud e di come può davvero cambiare la gestione dei dati nelle scuole e nelle università. Tommaso, partiamo subito da una domanda che riceviamo spesso: ma che differenza c’è tra la versione Community e quella Enterprise di NextCloud?

Tommaso Minerva

Eh, guarda Elena, questa è una di quelle domande che fanno sempre un po’ sorridere, perché in realtà la differenza è quasi solo nel modo in cui scegli di gestire il servizio. La versione Community è gratuita, te la scarichi e te la installi sul tuo server. L’Enterprise invece è a pagamento, e viene gestita direttamente dalla comunità che sviluppa NextCloud. Ma, ecco, le funzionalità sono praticamente identiche. Non è come in certi altri software dove la versione gratuita è castrata, qui no.

Unknown Speaker

Sì, e questa cosa mi aveva colpito tantissimo quando, nel mio ateneo, abbiamo fatto una demo di installazione. Ti giuro, Tommaso, ci abbiamo messo venti minuti. Cioè, venti minuti veri, non sto esagerando. Avevamo un server con Ubuntu, abbiamo usato i tool di automazione e in un attimo era tutto pronto. E io, che sono sempre un po’ scettica su queste cose, sono rimasta sorpresa dalla facilità.

Tommaso Minerva

Ma infatti, ormai i sistemi operativi più diffusi, tipo Ubuntu o Debian, hanno già tutti gli strumenti per installare NextCloud in modo quasi automatico. E anche se vuoi fare una cosa più personalizzata, puoi comunque gestire tutto in autonomia. E poi, se uno vuole, può anche integrare NextCloud con altri servizi, tipo Dropbox o G-Drive, anche se, vabbè, lì si entra un po’ in contraddizione con l’idea di autonomia, però la possibilità c’è.

Unknown Speaker

Sì, e questa flessibilità è fondamentale, soprattutto per chi lavora in ambienti educativi dove magari ci sono già altri sistemi in uso. E poi, diciamolo, anche con risorse hardware non esagerate, tipo un server con 16 terabyte di disco e 64 giga di RAM, puoi già gestire una comunità universitaria senza problemi. Noi lo stiamo facendo e funziona bene, davvero.

Tommaso Minerva

Ecco, questa è una cosa che spesso viene sottovalutata. Non serve un data center da multinazionale per partire. Certo, se vuoi gestire decine di migliaia di utenti, il discorso cambia, ma per molte scuole o dipartimenti universitari basta davvero poco. E la cosa bella è che puoi partire in piccolo e poi crescere.

Unknown Speaker

E poi, Tommaso, non so se ti ricordi, ma quando abbiamo presentato NextCloud ai colleghi, molti erano convinti che fosse una roba complicata, da smanettoni. Invece, con gli strumenti giusti, è alla portata di chiunque abbia un minimo di dimestichezza con i server. E la soddisfazione di avere il controllo sui propri dati non ha prezzo.

Chapter 2

Sicurezza, Controllo e Limiti dell’Open Source

Tommaso Minerva

Sì, però qui arriva la domanda che ci fanno sempre: ma è sicuro? Cioè, rispetto ai grandi provider come Google o Microsoft, NextCloud ci protegge di più dagli attacchi hacker? Allora, la risposta onesta è: dipende. Dal punto di vista delle difese contro attacchi esterni, i giganti come Google e Microsoft hanno risorse enormi, quindi sono più protetti. Ma, ecco, non ti proteggono da loro stessi, cioè dai loro modelli di business e da come gestiscono i dati.

Unknown Speaker

Esatto, e qui entra in gioco la questione del controllo. Con NextCloud, la sicurezza te la gestisci tu. È vero che il codice è aperto, quindi sia gli sviluppatori che gli hacker possono vedere le vulnerabilità, ma c’è anche uno sviluppo continuo e una comunità che lavora per risolvere i problemi. Però, Tommaso, io sono convinta che la vera sicurezza dipenda molto più dagli utenti che dalla tecnologia.

Tommaso Minerva

Ma guarda, sono d’accordissimo. L’anello più debole della catena della sicurezza informatica sono sempre gli utenti. Puoi avere il sistema più blindato del mondo, ma se poi qualcuno si fa fregare la password o condivide dati in modo incauto, crolla tutto. E secondo me, usare strumenti open source come NextCloud può aiutare a far crescere questa consapevolezza, perché ti costringe a pensare a come gestisci i dati, a chi dai accesso, a come imposti le policy.

Unknown Speaker

Sì, e a proposito di policy, mi hanno chiesto se si può limitare l’accesso a un solo IP per volta, tipo per evitare che un account venga usato da più dispositivi contemporaneamente. Allora, non sono sicura al cento per cento, ma visto che con Moodle si può fare, immagino che anche con NextCloud sia possibile. Magari non è una funzione che usano tutti, ma per alcune realtà può essere importante.

Tommaso Minerva

Sì, e poi c’è tutto il tema delle integrazioni: puoi importare dati da Dropbox, G-Drive, OneDrive… Quindi anche la migrazione da altri sistemi non è un ostacolo insormontabile. Però, tornando alla sicurezza, secondo me il vero salto di qualità si fa quando le persone capiscono che la tecnologia è solo uno strumento, e che la responsabilità è anche nostra, come utenti.

Unknown Speaker

Assolutamente. E poi, diciamolo, spesso nelle scuole e nelle università c’è ancora un po’ di diffidenza verso l’open source, come se fosse meno affidabile. Ma in realtà, come abbiamo visto anche in altri episodi, la trasparenza e la possibilità di personalizzare sono dei vantaggi enormi, soprattutto quando si parla di dati sensibili.

Chapter 3

NextCloud nelle Istituzioni Educative

Unknown Speaker

A proposito di diffidenza, Tommaso, c’è chi pensa che solo le grandi aziende possano permettersi soluzioni cloud serie. Ma in realtà ci sono esempi concreti di università che hanno adottato NextCloud su larga scala, vero?

Tommaso Minerva

Sì, sì, e non sono pochi. Pensa all’Università di Tolosa, in Francia: hanno migrato tutto su NextCloud, parliamo di 33.000 utenti tra studenti e docenti. La Technische Universität di Berlino ha fatto lo stesso, e anche la Northwest University in Sudafrica. E poi c’è il Lussemburgo, dove la rete degli insegnanti, circa 15.000 persone, usa NextCloud per la gestione dei dati e dei documenti. Quindi non è più una cosa da pionieri, sta diventando una scelta concreta.

Unknown Speaker

E questo si collega anche al tema dell’interoperabilità. Una delle domande che riceviamo spesso è: ma i documenti creati con NextCloud sono compatibili con altri sistemi? La risposta è sì, perché si usano formati aperti come ODP, ma puoi anche esportare in doc, xls, pdf… Non ci sono più problemi di compatibilità di una volta, anzi, forse meno che con Google Docs, che ogni tanto fa le sue magie.

Tommaso Minerva

Sì, e ti dirò di più: la possibilità di configurare NextCloud su un server anche di dimensioni importanti, tipo quello che dicevi prima, con 16 terabyte di disco e 64 giga di RAM, permette di gestire una didattica digitale in modo molto più autonomo. Noi, per esempio, lo stiamo usando per condividere materiali, fare collaborazioni tra docenti e studenti, e la differenza si sente. Non dipendi più da cambiamenti improvvisi di policy o da limiti imposti da provider esterni.

Unknown Speaker

E questa autonomia, secondo me, è il vero valore aggiunto. Soprattutto in un periodo in cui, come abbiamo visto anche in altri episodi, le grandi piattaforme stanno iniziando a monetizzare sempre di più anche l’educazione, togliendo funzionalità gratuite e spostandole su versioni a pagamento. NextCloud ti permette di decidere tu come gestire i tuoi dati e le tue risorse.

Tommaso Minerva

Sì, e magari non è la soluzione perfetta per tutti, ma il fatto che sempre più istituzioni la stiano adottando dimostra che è una strada percorribile. E poi, come abbiamo detto tante volte, la cultura digitale si costruisce anche facendo scelte consapevoli, non solo seguendo la strada più facile.

Unknown Speaker

Direi che possiamo fermarci qui per oggi. Abbiamo visto come NextCloud può essere una risorsa preziosa per l’educazione digitale, sia dal punto di vista tecnico che culturale. Tommaso, grazie come sempre per le tue riflessioni.

Tommaso Minerva

Grazie a te, Elena, e grazie a chi ci ha ascoltato. Continuate a mandarci domande e spunti, perché sono sempre il motore delle nostre conversazioni.

Unknown Speaker

Ci sentiamo alla prossima puntata di Openess in Education. Ciao Tommaso, ciao a tutti!

Tommaso Minerva

Ciao Elena, ciao a tutti!