Tommaso Minerva

Openness in Education

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[06] Reti sociali aperte e sicure

Un episodio per esplorare alternative open-source ai social tradizionali, tra decentralizzazione, privacy e autonomia gestionale. Elena e Tommaso guidano il dibattito sulle sfide e i vantaggi di ambienti digitali pensati per la sicurezza e la comunità.


Chapter 1

Cos’è Mastodon e Cosa lo Rende Diverso

Unknown Speaker

Ciao a tutti e bentornati a Openness in Education! Io sono Elena Ferri, e come sempre c’è con me Tommaso Minerva. Oggi parliamo di un tema che, secondo me, è davvero centrale per chi lavora nell’educazione digitale: le reti sociali aperte e sicure. Tommaso, partiamo da Mastodon. Cos’è, in poche parole?

Tommaso Minerva

Ciao Elena, ciao a tutti! Allora, Mastodon è un social network open-source e decentralizzato. Sembra un po’ come Twitter, no? Puoi postare messaggi, immagini, video, seguire altri utenti… ma la differenza fondamentale è che non esiste un’unica azienda che controlla tutto. Ogni comunità può creare la propria “istanza”, cioè il proprio server, con regole e moderazione autonome.

Unknown Speaker

Esatto, e questa cosa delle istanze secondo me è rivoluzionaria. Cioè, su Facebook o Twitter le regole le decide la piattaforma, punto. Su Mastodon invece ogni istanza ha le sue regole, la sua comunità, e i dati restano sul server scelto. E poi c’è ActivityPub, il protocollo che permette a queste istanze di comunicare tra loro. È come se ogni scuola, ogni università, potesse avere il suo “piccolo social”, ma senza essere isolata dal resto del mondo.

Tommaso Minerva

Sì, e questa decentralizzazione cambia proprio il modo in cui ci relazioniamo online. Non sei più “ospite” di una grande azienda, ma parte di una comunità che può decidere le proprie regole. E se non ti trovi bene, puoi cambiare istanza senza perdere la tua identità digitale. È come… boh, cambiare bar per il caffè, ma continuare a vedere gli amici di sempre.

Unknown Speaker

Mi piace questa metafora! E ti dirò, la mia prima esperienza su Mastodon è stata proprio su un’istanza universitaria. All’inizio ero un po’ spaesata, perché non c’era la solita pubblicità, e le discussioni erano molto più “di nicchia”, più tranquille. Ho avuto la sensazione di essere in uno spazio più protetto, dove le regole erano davvero pensate per la comunità, non per vendere qualcosa. E tu Tommaso, che ne pensi? La decentralizzazione ti convince?

Tommaso Minerva

Guarda, io sono sempre stato un po’ scettico sulle mode digitali, ma qui c’è una differenza sostanziale. La decentralizzazione, come abbiamo già visto anche parlando di Matrix nelle scorse puntate, restituisce controllo agli utenti. E soprattutto, in ambito educativo, permette di costruire ambienti su misura, senza dover sottostare a logiche commerciali o pubblicitarie. Poi, certo, non è tutto rose e fiori…

Chapter 2

Gestione, Costi e Sfide Tecniche delle Istanze

Unknown Speaker

Eh, infatti. Perché se da un lato la decentralizzazione è affascinante, dall’altro c’è la questione pratica: chi gestisce queste istanze? Non basta installare un’app, serve un server, manutenzione, aggiornamenti…

Tommaso Minerva

Sì, e qui arrivano le prime vere sfide. Per esempio, quando abbiamo messo in piedi Edu Matrix ed Edu Social, ci sono volute circa due settimane di lavoro solo per l’installazione, partendo da zero. E poi c’è la manutenzione, gli aggiornamenti, la sicurezza… Non è una passeggiata, soprattutto per chi non ha già competenze tecniche.

Unknown Speaker

E i costi? Perché spesso si pensa che “open source” voglia dire gratis, ma in realtà l’hosting di un server Mastodon può costare anche 800 euro l’anno. Per una scuola o una piccola organizzazione non è poco, anche se magari è più accessibile rispetto a soluzioni commerciali con licenze annuali.

Tommaso Minerva

Sì, e poi c’è il tema delle risorse umane. Serve qualcuno che sappia mettere mano al server, risolvere problemi, aggiornare… Ti racconto un episodio: qualche mese fa ho aiutato un istituto scolastico a installare Mastodon. All’inizio erano entusiasti, poi si sono scontrati con la realtà delle competenze: chi fa cosa, chi aggiorna, chi modera? Alla fine, però, hanno imparato tantissimo. Ecco, forse la barriera più grande è proprio questa: la paura di non essere all’altezza, più che il costo in sé.

Unknown Speaker

Sì, e secondo me è anche una questione di cultura digitale. Come dicevi tu, Tommaso, nelle scorse puntate: siamo abituati a delegare tutto alle grandi piattaforme, ma qui bisogna “sporcarsi le mani”. Però, una volta superato lo scoglio iniziale, si guadagna in autonomia e competenze. E magari si può anche coinvolgere la comunità, con il crowdfunding o con progetti didattici.

Tommaso Minerva

Esatto, e non dimentichiamo che ogni istanza può scegliere se restare aperta o chiusa, se federarsi con altre o restare indipendente. È una flessibilità che le piattaforme centralizzate non offrono. Ma, come sempre, serve consapevolezza e un po’ di coraggio per fare il salto.

Chapter 3

Privacy, Sicurezza e Scelte Consapevoli in Educazione

Unknown Speaker

E qui arriviamo al punto forse più importante per chi lavora nella scuola o nell’università: la privacy. Mastodon, rispetto a Facebook o WhatsApp, offre un controllo molto maggiore sui dati. Non c’è pubblicità, i dati restano sul server scelto dalla comunità, e soprattutto si possono definire regole specifiche per la tutela dei minori.

Tommaso Minerva

Sì, e in effetti, come abbiamo visto anche in altri episodi, la fuga da WhatsApp e Telegram è reale. Sempre più scuole e gruppi educativi cercano alternative che garantiscano più sicurezza e meno profilazione. Però, bisogna anche valutare i costi, la facilità d’uso, e il rischio di isolamento se la comunità non cresce abbastanza.

Unknown Speaker

Certo, e qui entra in gioco la consapevolezza digitale. Non si tratta solo di “cambiare app”, ma di capire cosa c’è dietro le nostre scelte. Ti racconto un caso concreto: una scuola che ha deciso di adottare Mastodon per proteggere i dati degli studenti. All’inizio c’era un po’ di resistenza, ma poi hanno visto che potevano gestire tutto in modo più trasparente, coinvolgendo anche i ragazzi nella moderazione e nella definizione delle regole. È stato un percorso di crescita collettiva, non solo tecnologica.

Tommaso Minerva

Sì, e secondo me è proprio questo il punto: aumentare la consapevolezza. Non esiste la soluzione perfetta, ma ogni scelta deve essere ragionata, soprattutto quando riguarda i minori o dati sensibili. E, come dicevamo anche nella puntata sulla “pillola rossa digitale”, l’importante è non accettare passivamente quello che ci viene proposto, ma informarsi, sperimentare, e scegliere in modo attivo.

Unknown Speaker

Sono d’accordo. E magari, come comunità educative, possiamo anche fare rete tra noi, condividere esperienze e strumenti, e aiutare chi vuole provare strade nuove. Insomma, la tecnologia è solo una parte: il resto lo fanno le persone e le scelte che facciamo ogni giorno.

Tommaso Minerva

Esatto, e direi che con questo possiamo chiudere la puntata di oggi. Grazie Elena, come sempre, per la chiacchierata e grazie a chi ci ha ascoltato. Ci sentiamo presto, perché di alternative aperte e sicure c’è ancora tanto da dire.

Unknown Speaker

Grazie a te Tommaso, e grazie a tutti voi. Continuate a seguirci su Openness in Education, e se avete domande o esperienze da condividere, scriveteci! Alla prossima puntata, ciao!

Tommaso Minerva

Ciao a tutti!