Tommaso Minerva

Openness in Education

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[01] Nella tana del Bianconiglio Digitale

Un viaggio tra alternative open source per la didattica e la comunicazione, esplorando il Fediverso e le sue implicazioni su privacy, competenze e indipendenza digitale. Tommaso ed Elena guidano l’ascoltatore tra consapevolezza, esempi pratici e scelte informate.


Chapter 1

Consapevolezza digitale e scelte educative

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Benvenuti a questo primo episodio di "Openness in Education". I dialoghi fanno riferimento a un ciclo di webinar che si è tenuto nel 2022 presso il corso di Laurea in Digital Education dell'Università di Modena e Reggio Emilia.

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Io sono Tommaso Minerva, e oggi, insieme a Elena Ferri, vi accompagniamo in questo viaggio un po’ particolare.

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Elena, sei pronta a scegliere la pillola rossa?

Unknown Speaker

Prontissima, Tommaso!

Unknown Speaker

Anche se, devo ammettere, ogni volta che sento parlare di pillole colorate mi viene in mente Matrix e mi chiedo: ma davvero siamo pronti a vedere quanto è profonda la tana del Bianconiglio digitale?

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Eh, la domanda è proprio quella. Matrix, 1999, se non sbaglio. O era il 2000? No, no, era il '99. Comunque, la metafora è perfetta: pillola blu, resti nel mondo che conosci, tutto comodo, tutto già pronto.

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Pillola rossa, ti svegli e scopri che il digitale non è solo quello che ti viene messo davanti agli occhi. Ecco, nel mondo dell’educazione, spesso scegliamo la pillola blu senza nemmeno accorgercene.

Unknown Speaker

Sì, perché la maggior parte delle scuole, università, istituti... scelgono soluzioni proprietarie. Google, Microsoft, Facebook, insomma, i soliti noti. E questo si è reso particolarmente evidente durante il lockdown del COVID19.

Unknown Speaker

Ma perché? È solo questione di comodità?

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Comodità, certo, ma anche perché ci viene offerto tutto... “gratuitamente”. O almeno così sembra. Ti racconto un aneddoto: qualche mese fa, in una mia lezione, ho chiesto agli studenti: “Se poteste scegliere, pillola rossa o pillola blu per la vostra vita digitale?” Beh, la maggioranza ha scelto la rossa, almeno a parole. Ma poi, quando si tratta di cambiare davvero, la comfort zone è dura da lasciare.

Unknown Speaker

E non li biasimo, sai? Perché spesso non si conoscono le alternative. Eppure, esistono. Ambienti open source, piattaforme federate... ma ne parleremo tra poco. Intanto, la consapevolezza è il primo passo. Scegliere consapevolmente. Anche non scegliere è già una scelta, spesso inconsapevole ma dalle tante implicazioni.

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Esatto. E il nostro obiettivo qui non è dire cosa sia meglio o peggio, ma fornire un piccolo contributo per aumentare la consapevolezza. Perché oggi, davvero, le alternative ci sono. E non sono solo per i boomer nostalgici o per i nerd, come si diceva una volta.

Chapter 2

Costi nascosti e dipendenza dalle piattaforme

Unknown Speaker

Ecco, Tommaso, parliamo un attimo di costi. Perché durante il Covid-19 c’è stata un’esplosione dell'adozione, in emergenza, di piattaforme digitali nelle scuole. Tutti su Classroom, Teams, Zoom... ma davvero era tutto gratis?

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Eh, qui entra in gioco il vecchio proverbio: “Quello che non si paga in lino, si paga in lana”. Sembra tutto gratuito, ma in realtà paghiamo con i nostri dati, con la profilazione, con la pubblicità mirata. E poi c’è il lock-in: una volta che sei dentro, uscire costa fatica, tempo, e spesso soldi. Non è inconsueto che una soluzione ti venga proposta gratuitamente e poi piano pianino ti venga chiesto di pagare il servizio. Se hai investito tempo ed energie poi risulta molto difficile cambiare scenario.

Unknown Speaker

Sì, e non solo. Analizzando i dati sull’uso di Google Classroom, ho notato che molti studenti e docenti hanno perso competenze nel gestire strumenti diversi, soprattutto open source. È come se, affidandoci sempre alle stesse piattaforme, ci dimenticassimo come si fa a “guidare” altri tipi di strumenti digitali.

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Sì, è una sorta di “sterilizzazione” delle competenze interne. E poi, quando usi una piattaforma proprietaria, le regole non le fai tu. Le accetti, punto. E se domani cambiano, ti adatti. Non puoi discutere, non puoi personalizzare.

Unknown Speaker

E per le scuole, che spesso lavorano con minori, la questione della privacy è ancora più delicata. Chi tutela davvero i dati degli studenti? E siamo sicuri che sia accettabile per una scuola primaria o per una scuola media, che coinvolge dei minori, quello che magari va bene per un adulto o per un privato cittadino?

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Ecco, qui la domanda diventa: vogliamo continuare a pagare in lana, cioè con i nostri dati e la nostra indipendenza, o siamo disposti a pagare in lino, magari con un po’ più di fatica, ma mantenendo il controllo?

Unknown Speaker

E non è solo una questione di soldi. È una questione di autonomia, di crescita delle competenze, di poter scegliere davvero. E, come dicevi tu prima, anche il non scegliere è una scelta.

Chapter 3

Fediverso: comunità autonome e nuove competenze

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E allora, parliamo di alternative. Il Fediverso, per esempio. Non è solo una moda da smanettoni, ma un insieme di protocolli aperti, come ActivityPub, Diaspora, Matrix... che permettono a diverse piattaforme di comunicare tra loro, un po’ come la posta elettronica ai suoi inizi.

Unknown Speaker

Sì, e la cosa interessante è che ogni organizzazione può avere la sua “istanza”, cioè il suo spazio, ma restare in contatto con le altre. Così si certifica l’identità, si proteggono i dati, e si crea una comunità autonoma. E per la scuola, questo significa più indipendenza e più privacy.

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E anche più competenze. Ti racconto di una scuola che ha adottato una piattaforma basata su Matrix. All’inizio c’era un po’ di scetticismo, eh, lo ammetto. Ma dopo qualche mese, studenti e docenti hanno imparato a gestire la piattaforma, a risolvere piccoli problemi tecnici, a capire come funziona davvero la comunicazione digitale. E soprattutto, hanno capito che i loro dati restavano “in casa”. Si è assistito a un aumento sia delle competenze digitali sia della consapevolezza a tutto vantaggio di quella che viene chiamata 'Digital Literacy'.

Unknown Speaker

E questo è un vantaggio enorme, soprattutto per chi lavora con minori. Ma anche per la crescita delle competenze digitali: imparare a usare strumenti diversi, capire come funzionano i protocolli, non essere solo utenti passivi.

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Certo, non è tutto rose e fiori. Serve impegno, serve formazione, e magari qualche errore di percorso. Ma il risultato è una scuola più autonoma, più consapevole, e meno dipendente dai grandi monopoli digitali.

Unknown Speaker

Ecco, forse la vera pillola rossa è proprio questa: scegliere di essere protagonisti, non solo spettatori, del proprio percorso digitale. E il Fediverso può essere una strada, non l’unica, ma sicuramente interessante.

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Direi che per oggi abbiamo scavato abbastanza nella tana del Bianconiglio Digitale. Ma il viaggio continua, vero Elena?

Unknown Speaker

Assolutamente sì, Tommaso. Nelle prossime puntate esploreremo altre alternative, altri strumenti, e magari qualche storia di chi ha già scelto la pillola rossa.

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Grazie a tutti per averci ascoltato. Elena, è sempre un piacere chiacchierare con te.

Unknown Speaker

Il piacere è mio, Tommaso. Alla prossima!

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Ciao a tutti e... "Buona consapevolezza digitale!"