Tommaso Minerva

Openness in Education

EducationTechnology

Listen

All Episodes

[05] Decentralizzare la Comunicazione in Ambito Educativo

Un episodio che esplora le differenze tra piattaforme centralizzate e decentralizzate, focalizzandosi su Matrix e altre alternative open-source per la comunicazione e la collaborazione nelle istituzioni educative. Vengono discussi rischi, vantaggi e casi d’uso reali, con esempi pratici e spunti per scuole e università.


Chapter 1

Centralizzato o Decentralizzato?

Unknown Speaker

Ciao a tutti e bentornati a Openness in Education! Io sono Elena Ferri, e come sempre sono qui con Tommaso Minerva. Oggi parliamo di un tema che, secondo me, è diventato quasi inevitabile nelle scuole e nelle università: la scelta tra piattaforme centralizzate e decentralizzate per la comunicazione.

Unknown Speaker

Tommaso, quante volte ti è capitato di sentirti chiedere: “Ma perché non possiamo semplicemente usare WhatsApp per il gruppo della classe?”

Tommaso Minerva

Eh, Elena, guarda, ormai è la domanda standard. E la risposta, purtroppo, non è mai semplice. WhatsApp, Telegram... sono strumenti che usiamo tutti, anche io, lo ammetto, forse pure troppo. Però, come abbiamo già accennato in qualche episodio fa, dietro la comodità si nascondono dei rischi, soprattutto quando parliamo di dati sensibili e di minori.

Unknown Speaker

Sì, e ti dirò, mi è capitato proprio l’anno scorso: una scuola ha deciso di usare WhatsApp per tutte le comunicazioni tra docenti, studenti e genitori. All’inizio sembrava la soluzione più rapida, ma poi sono emersi problemi. Per esempio, per far parte del gruppo, anche i ragazzi minorenni dovevano crearsi un account, condividere il numero di telefono, spesso con un nickname inventato. E lì ti chiedi: stiamo davvero tutelando la loro privacy?

Tommaso Minerva

Esatto. E non è solo una questione di privacy, ma anche di identità. Su queste piattaforme, chiunque può crearsi un’identità, nessuna certificazione, nessun controllo reale. E tutti i dati, sia quelli personali che i messaggi, sono nelle mani del provider. WhatsApp, Telegram, insomma, sono mondi chiusi, centralizzati, dove tutto passa da un unico punto. E se ci pensi, non puoi nemmeno mandare un messaggio da WhatsApp a Telegram, sono proprio ecosistemi separati.

Unknown Speaker

E poi c’è il tema della trasparenza. Dicono che i messaggi siano cifrati end-to-end, ma... chi si fida davvero? E soprattutto, quando chiediamo a un minore di entrare in questi gruppi, lo stiamo esponendo a una comunità di sconosciuti, senza che la scuola abbia il controllo su chi c’è davvero dall’altra parte.

Tommaso Minerva

Sì, e non è solo una questione di studenti. Anche tra colleghi, tra consigli di classe, spesso si chiede a chi non ha WhatsApp di crearsi un account, magari usando un numero privato che non vorrebbe condividere. È una scelta che facciamo per comodità, ma che ha delle conseguenze. Come dicevamo nella puntata sulla “pillola rossa digitale”, serve consapevolezza. Non è questione di demonizzare, ma di capire cosa stiamo chiedendo alle persone quando scegliamo una piattaforma.

Unknown Speaker

Ecco, la vera alternativa sarebbe che ogni scuola, ogni organizzazione, gestisse il proprio servizio, con identità certificate e dati protetti. Un po’ come avere un social network interno, dove la comunità è davvero quella della scuola, e non un pezzo di un’enorme piattaforma globale.

Chapter 2

Matrix e la Federazione della Sicurezza

Tommaso Minerva

E qui entra in gioco Matrix. Matrix non è solo un’app, è proprio un ecosistema, un protocollo open source per la messaggistica e le chiamate, che permette a chiunque di installare il proprio server. E la cosa interessante è la federazione: ogni server può parlare con gli altri, ma tu puoi decidere con chi federarti, chi far entrare nella tua comunità.

Unknown Speaker

Quindi, se una scuola installa Matrix, può creare un ambiente chiuso solo per i suoi studenti e docenti, con identità certificate, e magari federarsi solo con altre scuole o università di fiducia. E tutto resta sotto controllo, sia i dati che le identità.

Tommaso Minerva

Esatto. E la privacy qui è davvero presa sul serio. Tutto è cifrato end-to-end, ma in modo, come dire, quasi paranoico. Ogni utente ha una chiave di cifratura personale, e se la perdi, perdi l’accesso a tutti i messaggi precedenti. È un po’ come avere una porta blindata: se non hai la chiave, non entri. E questo, secondo me, educa anche a prendersi cura della propria sicurezza digitale.

Unknown Speaker

E poi, nessuno può scriverti se non lo hai autorizzato. Quindi niente messaggi indesiderati, niente spam, e soprattutto, sai sempre con chi stai parlando perché l’identità è certificata dall’organizzazione. Mi sembra un salto di qualità rispetto ai gruppi WhatsApp dove, a volte, non sai nemmeno chi c’è davvero dietro un nickname.

Tommaso Minerva

Sì, e ti porto un esempio concreto: edumatrix.it, che stiamo sperimentando all’Università di Modena e Reggio Emilia. Solo studenti e docenti dell’ateneo possono accedere, tramite le credenziali ufficiali. E in Austria, l’Università di Innsbruck ha fatto di Matrix il suo strumento principale per la didattica a distanza, con gruppi per ogni corso, ogni disciplina, ogni classe. È un modello che si può replicare anche nelle scuole italiane, magari partendo da una rete di istituti che vogliono collaborare in modo sicuro.

Unknown Speaker

E la cosa bella è che Matrix si può integrare anche con altri strumenti, come Telegram o WhatsApp, tramite il bridging. Quindi non è un salto nel vuoto, ma un modo per costruire un ambiente più sicuro e controllato, senza perdere la possibilità di comunicare con l’esterno, se serve.

Tommaso Minerva

Sì, e tutto questo è possibile perché Matrix è open source. Il codice è pubblico, chiunque può controllarlo, modificarlo, adattarlo alle proprie esigenze. Non c’è una multinazionale che decide per te, ma sei tu, o la tua organizzazione, a gestire tutto. E questo, come abbiamo detto anche nella puntata sul Fediverso, è un passo fondamentale verso la sovranità digitale.

Chapter 3

Soluzioni Open Source per la Scuola

Unknown Speaker

Matrix è solo un esempio, ma il mondo open source offre tante altre soluzioni per la scuola. Penso a PeerTube per la condivisione di video, NextCloud o OwnCloud per la gestione dei file e dei dati. Sono strumenti che permettono di creare ambienti protetti, social network interni, spazi di collaborazione dove studenti e docenti possono lavorare insieme in sicurezza.

Tommaso Minerva

Sì, e come dicevamo anche in una puntata precedente, la vera sfida non è tanto tecnica, ma culturale. Le barriere principali sono la paura del cambiamento, la convinzione che open source sia troppo complicato, o che manchi il supporto. Ma in realtà, con un po’ di formazione e la giusta motivazione, queste soluzioni sono alla portata di tutti.

Unknown Speaker

E poi, c’è il tema della comunità. Quando una scuola adotta un ambiente open source, non solo protegge i dati, ma educa anche gli studenti a una cittadinanza digitale consapevole. Imparano a gestire la propria identità online, a capire cosa significa privacy, a collaborare in modo responsabile. È un investimento che va oltre la tecnologia.

Tommaso Minerva

Assolutamente. E secondo me, la domanda che dovremmo farci è: cosa ci impedisce davvero di fare questo passo? È solo questione di abitudine, o c’è qualcosa di più? Forse serve una spinta dall’alto, o magari basta che una scuola inizi e le altre seguano. Come sempre, la consapevolezza è il primo passo.

Unknown Speaker

Sì, e magari anche ascoltare esperienze di chi ci ha già provato, come l’Università di Innsbruck o le scuole che stanno sperimentando Matrix e NextCloud. Se avete domande o volete raccontarci la vostra esperienza, scriveteci! Noi siamo sempre curiosi di ascoltare nuove storie.

Tommaso Minerva

E direi che per oggi possiamo fermarci qui. Abbiamo visto che decentralizzare la comunicazione educativa non è solo possibile, ma anche auspicabile, se vogliamo costruire ambienti più sicuri e consapevoli. Grazie Elena, come sempre, per la chiacchierata.

Unknown Speaker

Grazie a te Tommaso, e grazie a chi ci ha ascoltato. Ci sentiamo alla prossima puntata di Openness in Education. Ciao a tutti!

Tommaso Minerva

Ciao Elena, ciao a tutti!